I cortigiani adoranti della Silicon Valley
I messaggi inviati a Elon Musk da celebri Ceo e investitori dipingono un quadro spassoso e non esattamente lusinghiero dell'ambiente.
Leggere la corrispondenza privata dell’uomo più ricco del mondo non capita tutti i giorni. Francamente, è un peccato, perché è un “dietro le quinte” molto spassoso e anche molto rivelatorio.
Su come si attirano investimenti - se ci si chiama Elon Musk. Sul linguaggio che si usa sull’aria che si respira ai piani alti, su come il potere o anche solo l’apparenza del potere incarnata dai soldi abbia un modo tutto suo di curvare lo spazio intorno a sè.
O forse dovrei dire di curvare le persone, in un inchino da maggiordomo.
Come definire altrimenti i messaggini eccitati e adoranti a Musk del noto investitore Jason Calcanis? Si dice disposto a tutto. Ti serve un consigliere di amministrazione? Ci sto! Un advisor? Basta la parola. Certo, il mio ruolo preferito, il dream job, sarebbe fare il Ceo di Twitter, ma vedi tu cosa puoi fare. Altrimenti detto, “non mettiamo limiti alla Provvidenza”.
Il Ceo di Oracle, Larry Ellison, si dice pronto a mettere a disposizione “un miliardo di dollari, o quello che raccomandi. “Il doppio”, dice Musk. Non c’è problema.
Pure l’amministratore delegato di Axel Springer, uno dei maggiori gruppi editoriali al mondo, incita il boss di Tesla a comprare Twitter e si dice pronto a contribuire.
“Lo gestiamo noi. Ne facciamo una vera piattaforma per la libertà di espressione. Sarebbe un vero contributo alla democrazia. Dico sul serio, è fattibile. E sarebbe divertente”.
Il tutto senza un chiaro business model, o proponendo idee piuttosto stravaganti, tipo un servizio a pagamento in cui Vip come Justin Bieber inviano messaggi diretti ai fan, idea proposta dall’ottimo Calcanis.
Lo stesso Musk si diletta con l’idea di ancorare Twitter alla blockchain a far pagare a chi twitta una piccola somma in Dogecoin, una cripto moneta su cui il miliardario ha investito molto. Poi, per fortuna, capisce che la cosa non è fattibile.
A onore di Musk, va detto che in tutti questi scambi fra amici miliardari al bar, lui è quello che ne esce meglio. Frenando i cortigiani adoranti quando necessario. Non suscitando eccessive aspettative in quelli che sembrano vederlo come un incrocio fra Gesù e Che Guevara del Web. Forse, l’ingrediente principale per diventare l’uomo più ricco del mondo, non è genio e nemmeno il duro lavoro. Basta mantenere i piedi per terra anche quando gli altri te li spolverano.